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Assicurarsi una crescita delle vendite online monitorando visibilità, contenuti, rating, prezzi e disponibilità dei prodotti sullo scaffale digitale.

 

“Panta rei”: tutto scorre, soprattutto se parliamo di e-commerce. Le richieste e i desideri dei consumatori cambiano rapidamente, i commenti e le recensioni sui prodotti si susseguono spesso a velocità incalcolabili, a volte modificando in modo irrimediabile i giudizi generali su un oggetto o servizio e, infine, lo scaffale digitale si esaurisce in tempi difficilmente prevedibili. Per un e-commerce profittevole, velocità e tempestività nel risolvere le criticità sono cruciali. È per questo che i propri siti e quelli dei reseller dovrebbero essere monitorati, analizzati e gestiti in tempo reale, con tecnologie che vanno dai digital shelf analytics (DSA) all’intelligenza artificiale. Solo con l’uso di tecnologie pervasive e reattive è possibile incrementare il tasso di conversione e le vendite a livello globale. Imprecisioni ed errori si pagano cari e si traducono subito in mancate vendite.

 

L’e-commerce continuerà a crescere?

Studi e analisi su come aumentano i numeri dell’e-commerce fioccano, ma ci sono alcuni dati che è importante considerare più di altri: ad esempio, quelli che riguardano il futuro delle vendite online. Uno per tutti: nel 2017 il Nasdaq aveva stimato che entro il 2040 il 95% degli acquisti sarebbe stato online. Va da sé che questo numero andrebbe rivisto, in considerazione della pandemia; ciò nonostante, questa percentuale mostra chiaramente l’andamento della trasformazione della shopping experience e quando le aziende potenzialmente investiranno in tecnologie per l’e-commerce. Secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, l’aumento degli investimenti in digitale è già in corso: i retailer italiani, infatti hanno portato l’incidenza sul fatturato dal 2% nel 2020 al 2,5% nel 2021.

 

Non dare l’e-shopper per scontato

Con un target potenziale di 7 miliardi di persone sapere come si comportano i consumatori sui siti, cosa ritengono rilevante, cosa leggono e qual è la molla che fa cliccare sul fatidico tasto “procedi con l’acquisto” è fondamentale. In un mondo in cui lo shopping è sempre più legato al quando e non al dove, saper influenzare il comportamento d’acquisto dei consumatori, che possono scegliere fra circa 20 milioni di siti di e-commerce attivi in tutto il mondo, fa la differenza. Informazioni che possono sembrare curiose o poco rilevanti, spesso si dimostrano di primaria importanza per la gestione dell’e-commerce. Ad esempio, sapere che il 43% degli americani fa acquisti online mentre è a letto e il 25% mentre è in ufficio (BusinessWire), può aiutare a definire gli orari di maggior flusso sui siti. Essere consapevoli del fatto che il 40% dei consumatori non procede con l’acquisto online quando le informazioni sul prodotto sono insufficienti o imprecise (Inviqa.com), serve ad assicurarsi che ogni prodotto sia correttamente presentato. Considerare che questa l’attenzione ai contenuti cambia a seconda del settore diventa ancora più risolutivo: ad esempio, secondo uno studio di InRiver nel Consumer Electronics avere a disposizione tutte le informazioni sul prodotto conta per il 44% dei consumatori, negli elettrodomestici per gli 27%, nella cosmesi per il 18% e nell’acquisto degli sporting goods per il 4%. A questo bisogna aggiungere che in base a quanto emerso da un’analisi di Invoca, 93% dei Millenials basa i propri acquisti sulle recensioni; quindi, monitorarle e rispondere ad eventuali domande può servire per far completare un acquisto. Infine, occorre anche riflettere sul fatto che, secondo Shopify, il 65% degli e-shopper preferisce contenuti scritti nella propria lingua.

 

CPM_Quanto_fatturato_stai_rischiando_di_perdere_scaffali digitali

 

Cosa può fare un retailer che si muove in un mercato potenzialmente saturo, in cui gli acquisiti avvengono h24 sette giorni su sette e deve approcciare un target estremamente preparato e selettivo?

La chiave è assicurare che ovunque i consumatori facciano acquisti, davanti a un computer o utilizzando un telefono cellulare, possano trovare i prodotti di cui hanno bisogno e le informazioni che desiderano. CPM e i suoi partner hanno individuato tre assunti, a volte sottovalutati, da cui partire per incrementare le vendite online.

1. Un prodotto che non è visibile non può essere venduto.
Se in un negozio fisico ci si rivolge a un commesso quando non si trova un prodotto, online si passa semplicemente a un altro simile. Ma dietro alla mancata disponibilità le ragioni possono essere tante, da un’errata identificazione alfanumerica alla inappropriata classificazione fino a un errore nell’URL.
2. Un prodotto sconosciuto o non qualificato difficilmente viene acquistato
I consumatori vogliono sentirsi sicuri di ciò che comprano – non a caso la maggior parte delle persone sceglie regolarmente gli stessi prodotti -. Purtroppo, online è facile perdere credibilità: descrizioni non dettagliate, recensioni negative e domande a cui non viene dato un riscontro, contribuiscono a minare la fiducia dei compratori.
3. Un prodotto che ha tempi di consegna lunghi viene spesso scartato
Se durante lo scorso anno, in pieno lockdown, qualche ritardo era accettato, oggi i consumatori si aspettano di essere tornati alla normalità – o quasi -. Quindi, se il prodotto non viene spedito in tempi accettabili, spesso ne viene scelto un altro.

In sintesi, per distinguersi dalla concorrenza è necessario disporre di uno strumento di digital shelf analytics che monitora costantemente i siti di interesse, ma che non vagli solo la disponibilità dei prodotti, bensì analizzi nello specifico anche la presenza di immagini, video, descrizioni, dettagli tecnici, prezzi, recensioni e rating, del proprio brand e di quelli della concorrenza.

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Intersport, il brand che opera da quasi 50 anni nell’abbigliamento sportivo, un cliente del nostro partner InRiver, ad esempio, aveva la necessità di rendere meglio visibili i prodotti per l'acquisto online per aiutare i propri clienti a trovare i capi di abbigliamento giusti in modo rapido e semplice. La soluzione è stata quella di implementare nella propria piattaforma di e-commerce la tecnologia di digital shelf analytics, in modo da poter gestire più facilmente i prodotti e individuare rapidamente eventuali criticità da risolvere.


Affrontare i problemi legati ai contenuti testuali e visivi sui prodotti venduti online aiuta a ridurre il gap tra fatturato ottenuto e quello potenzialmente raggiungibile. Con le soluzioni che CPM e i suoi partner mettono a disposizione è possibile monitorare la visibilità dei propri prodotti su oltre 1000 siti in più di 80 Paesi e ricevere insight puntuali e tempestivi su ogni criticità nonché report dettagliati sui vari trend monitorati.

 

Chiedici come CPM può aiutarti a monitorare, analizzare e far crescere le vendite online?

 

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