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Negli ultimi anni i pop-up store hanno visto una rinascita nel mondo e anche in Italia, riaffermandosi come una delle strategie di vendita al dettaglio più innovative ed efficaci. Questi negozi temporanei, spesso utilizzati per lanciare nuovi prodotti, testare mercati e strategie, si stanno trasformando sempre più in uno strumento efficace di brand experience per generare brand loyalty. 

Nel corso degli anni in CPM ne abbiamo realizzati molteplici: partendo da un’analisi approfondita del mercato e degli obiettivi dei nostri clienti, abbiamo creato dei touch point innovativi per incentivare la relazione tra il brand e le persone e dare un nuovo impulso alle vendite.  

Con una costante crescita dell’experience economy – che raggiungerà 2,1 trilioni di dollari entro il 2032 – il ruolo dei pop-up è sempre più rilevante per brand e per retailer per creare experience coinvolgenti e memorabili. Il bleisure – viaggio in parte di lavoro e in parte di piacere -, lo stile di vita da nomadi digitali e un paesaggio retail sempre più polverizzato stanno portando alla nascita di nuovi formati pop-up che combinano intrattenimento, ospitalità, svago e vendite per costruire solide relazioni con gli shopper di ogni generazione. Scelta premiata dal 42% dei consumatori che dichiara di spendere meno in prodotti e beni fisici per privilegiare le esperienze (WGSN). Con queste premesse, gli analisti stimano che nel 2025  il mercato dei pop-up store varrà 95 miliardi di dollari. 

 

Nuovi formati pop-up 

I vantaggi dei pop-up store sono molteplici e facilmente intuibili: offrono contatto diretto e immediato con i consumatori in modo flessibile e adattabile, riducendo nel contempo i costi operativi. Sono a tutti gli effetti luoghi di scoperta, connessione e relazione, dove i brand sviluppano esperienze indimenticabili basate su servizi esclusivi e interazioni iper-personalizzate. Delle vere e proprie “fabbriche di ricordi”.
Diversi trend stanno caratterizzando la scelta della tipologia di pop-up da realizzare, in base al target, al mercato e, ovviamente, agli obiettivi.  


1. Essere un facilitatore sociale: spazi intimi attorno a interessi comuni per soddisfare il desiderio di appartenenza a una comunità, in particolare della Gen Z. Un esempio pratico è il  un pop-up ispirato ai mercatini dell’usato tanto in voga in Gran Bretagna ( car boot sales) realizzato in occasione dell'Air Max Day nel marzo di quest’anno. Lo spazio ospitava tra l’altro attività come giochi retro, pulizia delle sneaker e nail-art e ha raccolto oltre duemila iscrizioni nelle prime 24 ore. Louis Vuitton ha, invece, risposto alle necessità di un altro tipo di comunità creando una casa lontano da casa per gli sciatori di Niseko (Giappone), realizzando un padiglione a forma di yurta dove potersi rilassarsi attorno a un caminetto.

LVLouis Vuitton Niseko (immagine da Superfuture)

2. Rendere l'esclusività più accessibile: spazi che aiutano il processo di democratizzazione delle esperienze considerate solitamente più esclusive, attraverso contaminazioni cross settore e valorizzando le tipicità locali. Hermès, per esempio, ha creato un pop-up a tema lavanderia chiamati Hermèsmatic e ha sviluppato un kiosk per offrire live music, giochi da tavola ed esperienze olfattive, dimostrando come anche i servizi quotidiani possono essere utilizzati in modo elevato per creare un'esperienza unica. Prada, sempre quest’anno ha collaborato con Luna Luna, il primo carnevale d'arte itinerante del mondo, per introdurre una discoteca temporanea con nove spazi distinti che includevano giostre, montagne russe e sedie girevoli.

HermesHermés Kosk (immagine da Threads)

3. Diventare una destinazione: pop-up innovativi e di design, pensati come destinazioni a se stanti, indipendenti dal luogo o punto vendita in cui sono realizzati, che valorizzano la visione del brand  attraverso tecnologie di ultima generazione e uno storytelling non convenzionale. Ancora una volta è stata Nike a pensare a qualcosa fuori dagli standard: ha a creato un BreathLab a Parigi che propone agli shopper una serie di esercizi di respirazione guidata mentre una fotocamera termica cattura trasforma i movimenti in un luminoso 'ritratto dell'aura'. 

Nike The BreathLab, Nike (Random Studio)

4.    Coinvolgere i turisti: nuovi formati ludici brandizzati, creati nei luoghi di interesse dei turisti, come ad esempio le spiagge. In tal senso è interessante il programma di resort estate 2024 che prevede anche sette pop-up legati alla collezione di spiagge Dioriviera oltre a una serie temporary stores lungo le coste europee. 

DiorThe Dioriviera Pop-up boutique at the Beverly Hills Hotel (immagine da Forbes)

5.    Format “mobili”: pop-up dal design modulare pensati per testare nuovi mercati con un format a basso rischio e facilmente spostabili da un luogo all’altro. Puntando su creatività, innovazione e non convenzionalità è infatti più facile valutare l’impatto su consumatori sempre più esigenti. L.L.Bean ha introdotto tempo fa la Bootmobile, un formato itinerante per portare il brand nelle città di tutta l'America. Ad oggi le tre Bootmobiles esistenti hanno percorso oltre 350.000 miglia e sono apparsi in centinaia di eventi. 

bootThe Dioriviera Pop-up boutique at the Beverly Hills Hotel (immagine da global.llbean.com)

 

L’importanza della formazione

Se da un lato nei progetti che seguiamo in CPM, diamo grande rilevanza all’experience e alla creazione di relazioni tra brand e consumatore, dall’altro non dimentichiamo l’importanza di informare gli shopper attraverso vere e proprie sessioni “ad personam”.  Il pop up store è infatti anche uno strumento per presentare in maniera efficace i consumer benefit di nuovi prodotti a consumatori sempre più esigenti e preparati. un concreto aiuto per incentivare le vendite. È quello che abbiamo fatto – insieme a Cheil -  all’interno dei pop-up store Samsung del centro commerciale di Arese (scopri di più qui). 

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